Bassanini (Open Fiber) su rete unica: “Gubitosi (TIM) propone un ritorno al monopolio, ipotesi impraticabile per due ragioni”


Se c’è ancora qualcuno che non ha ben chiaro cosa significa ritornare al monopolio, quello che di fatto vorrebbe TIM nell’ipotesi di una rete unica acquisendo l’infrastruttura di Open Fiber, ci ha pensato Franco Bassanini (Presidente Open Fiber) a spiegarlo per bene.

A seguire, trovate le parti salienti del contributo pubblicato dallo stesso Bassanini su DigitEconomy.24, lo speciale report di Radiocor e Luiss Business School.

Bassanini Open Fiber

Franco Bassanini – Presidente Open Fiber

Per il Presidente di Open Fiber “la pandemia ha dimostrato che le infrastrutture di tlc di ultima generazione sono essenziali per la crescita del Paese e per la qualità della vita. La domanda di connettività veloce, affidabile e sicura cresce in progressione geometrica, con la diffusione del lavoro agile e della scuola a distanza, e con la consapevolezza che una forte innovazione tecnologica è cruciale per sostenere la ripresa.

Gli obiettivi fissati in passato sono ormai inadeguati: fibra fino alle case, 5G (che pure richiede una capillare infrastruttura fisica in fibra), e intelligenza distribuita nella rete (edge cloud computing) vanno assicurati al più presto a tutto il Paese, senza eccezioni. Chi ne resta escluso precipita nel digital divide: si delinea un vero e proprio diritto fondamentale alla connessione di ultima generazione (la “giga connessione”), che comporta la ridefinizione di servizio universale, come sono stati il telefono e il servizio postale”.

Rete unica

Bassanini ricorda come la “stragrande parte dei Paesi avanzati non ha la rete unica, ma ha adottato il modello della competizione tra più infrastrutture: di solito, quella dell’ex monopolista (incumbent), quella delle Tv cavo (che con il Docsis 3.1 portano nelle case e negli uffici la connessione a >1 Giga), e quelle delle nuove società della fibra, diffuse a livello locale (ma anche a livello nazionale in diversi Paesi).

In questi Paesi la competizione ha costretto l’incumbent a investire nella fibra, per non perdere terreno. In Italia abbiamo avuto competizione infrastrutturale nelle tlc mobili, ma non nel fisso. Le tv via cavo furono ammazzate nella culla dal legislatore, così l’incumbent (TIM) è rimasto solo, salvo qualche competitore locale: profittando di questa posizione di monopolio, ha investito poco o niente nella fibra, puntando a diluire nel tempo l’inevitabile dismissione finale della sua rete in rame.

Solo con la nascita di Open Fiber, a fine 2016, comincia anche in Italia la competizione infrastrutturale a livello nazionale. Ma, a differenza di quella che da tempo si è sviluppata in gran parte dei Paesi europei (facendo leva sulla contrapposizione incumbent-Tv via cavo), la competizione infrastrutturale resta ancora in Italia fortemente asimmetrica. Open Fiber in tre anni e mezzo è cresciuta, la sua rete raggiunge ora 8,5 milioni di abitazioni e imprese (su 28/30 milioni totali), ma il passaggio effettivo delle famiglie e delle imprese sulla infrastruttura più performante è ancora troppo lento, ostacolato dai costi della migrazione, dalle azioni di ostruzionismo e di market preemption dell’incumbent e da una diffusa pubblicità ingannevole, che continua a contrabbandare come fibra infrastrutture ibride meno performanti [il riferimento è alla FTTC, la fibra fino al Cabinet, da cui parte il collegamento in rame fino alle singole abitazioni].

Nelle aree bianche, Open Fiber fronteggia ostacoli e complicazioni burocratiche maggiori del previsto. Dal canto suo, Telecom Italia non se la passa meglio: gravata da un consistente debito, per la prima volta deve fare i conti con un competitore nazionale, che progressivamente erode la sua quota di mercato. Il rischio è che sia TIM che Open Fiber investano nelle stesse aree e che alla fine una parte del Paese, in ispecie nelle aree grigie, resti ancora per molti anni servito dall’ADSL o al massimo dalla fibra fino agli armadi (del tutto insufficiente, soprattutto in upload, del quale imprese e famiglie fanno sempre più uso).

Bassanini vs Gubitosi

Il pensiero di Bassanini è poi molto chiaro nei confronti dell’Amministratore Delegato di TIM: “Gubitosi non vuole né la competizione infrastrutturale né l’infrastruttura unica. Quello che propone è il ritorno al monopolio, o al quasi monopolio della infrastruttura unica di TIM, che rimarrebbe verticalmente integrata.

Ipotesi impraticabile per due ragioni:

  • perché il ritorno al monopolio farebbe venir meno ogni incentivo di TIM ad investire di più nella fibra e a “rottamare” la vecchia rete in rame;
  • perché le regole a tutela della concorrenza non ammettono che l’ex monopolista compri il principale concorrente per tornare a dettar legge, discriminando i suoi competitori sul mercato dei servizi di Tlc. Sul punto le Autorità competenti non sembrano disposte a fare sconti (dall’AGCM alla Commissione UE, dalla Corte costituzionale alla Corte del Lussemburgo).

Governo e Parlamento su rete unica

Ma Governo e Parlamento più volte si sono espressi a favore di una rete unica, spingendo dunque su questo fronte. E qui Bassanini spiega come “la loro proposta è ben diversa da quella di Telecom Italia.

Governo e Parlamento hanno sempre sostenuto (in linea con le Autorità di regolazione) che l‘infrastruttura unica deve essere non solo aperta a tutti i fornitori di servizi di tlc, ma anche terza e neutrale, dunque effettivamente in grado di garantire a tutti pari condizioni (tutti alla pari e … che vinca il migliore!).

Hanno inoltre spesso sottolineato che questa infrastruttura dovrebbe essere controllata almeno indirettamente dallo Stato, in modo da garantire l’effettiva accelerazione degli investimenti, la reale parità di trattamento e la sicurezza di un asset che è strategico per il Paese.

L’infrastruttura unica, neutrale e non verticalmente integrata è in effetti, nelle condizioni italiane, la soluzione migliore. Ma l’ostacolo è rappresentato proprio dalla pretesa di TIM di tornare al monopolio. E siccome il ritorno al monopolio è, come ho accennato, insieme illegittimo e non auspicabile, se la posizione di TIM e dei suoi grandi azionisti stranieri non cambierà, non resterà che attrezzarsi al meglio alla competizione infrastrutturale.

Open Fiber ha cominciato a farlo con il nuovo piano industriale e con l’aumento di capitale approvato in questi giorni dai suoi soci. Un piano che prevede: una forte accelerazione degli investimenti nelle aree bianche (dove si è andati finora troppo a rilento e dove stanno arrivando norme di semplificazione delle procedure); l’allargamento del perimetro di intervento alle aree grigie (dove sono concentrati i distretti industriali); il focus sui nuovi servizi legati alla connettività, come il cloud distribuito e l’edge computing.

Un impulso importante a dotare il più velocemente possibile il Paese di una infrastruttura di tlc di ultima generazione potrà arrivare dal Recovery Fund che la Commissione Europea ha proposto, un intervento senza precedenti da 750 miliardi (se verrà approvato definitivamente dal Consiglio e dagli Stati membri). Tra le priorità per l’impiego di queste risorse vi è la trasformazione digitale dell’economia, delle PP.AA. e dei servizi: e della trasformazione digitale è condizione abilitante la connettività ad alta velocità e ad alta affidabilità (e bassa latenza) assicurata dalla fibra (FTTH e 5G) e dall’intelligenza distribuita nella rete.

Una forte accelerazione degli investimenti sulla infrastruttura tlc di ultima generazione è dunque il presupposto per potere agganciare le risorse messe a disposizione dell’Europa e metterle al servizio di una ripresa accelerata che consenta di uscire rapidamente dalla crisi e di riprendere con più vigore la strada della crescita, dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile”.

Questo l’intervento del Presidente di Open Fiber, che potete scaricare integralmente a questo link, dove è stata fatta finalmente chiarezza sul reale concetto di rete unica, spiegando perché è rischioso tornare ad un monopolio dell’infrastruttura di rete, soprattutto se controllata da quell’operatore che fino ad oggi ha fatto poco o niente a livello di investimenti nella FTTH (Fiber To The Home).


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12 Risposte

  1. Pietro ha detto:

    Abito in un paese della prima cintura di Torino in cui è stata posata 10 anni fa una dorsale in fibra che ha, in Piemonte e in diverse regioni limitrofe, una estensione complessiva di più di 500km. Si tratta di un progetto che era stato varato per risolvere il Digital divide, supportato con fondi europei e concesso con bando di gara. Il vincitore fu Tim, nel 2009 non vi erano altri competitor, che si aggiudicò la gestione della dorsale in fibra e il corrispettivo ogni anno per la manutenzione ecc. Beh dopo dieci anni volete sapere come è andata? La fibra è stata posata, Tim ha preso i soldi, non si è preoccupata di investire nella parte restante che completava il collegamento sino alle centrali e, dopo 10ANNI, è ancora SPENTA. Bene venga allora la competizione di OF, che ha portato Tim a svegliarsi dall’ordinario torpore, ben vengano le sanzioni contro Tim, ben venga la rete unica ma MAI con Tim come soggetto di maggioranza, condizione verso la quale la stessa Tim, sta spingendo. Meglio secondo me che Tim e of rimangano separate a questo punto e che la burocrazia venga semplificata per dare modo a of di rispettare i contratti. Io sono per l’Italia e per la giga connessione.

  2. Michele ha detto:

    Se ne sta parlando sempre più spesso e con sempre maggiore insistenza,adesso davvero comincio a sentire puzza di bruciato.Non è che a qualcuno è venuto in mente di fare un altro regalino in stile Autostrade ai Benetton a mamma TIM?Altro che favore delle tenebre,questi operano col favore del LUAN(se almeno sono così educati da usarlo).

  3. Marco ha detto:

    Non sono d’accordo. A parte i toni (chi li alza di piu crede di poter imporre…), le parole di bassanini sono semplici e non seguono la complessa realtà.
    Tim non vuole affatto far retention sul doppino in rame che comunque ricordo a tutti oggi con la tecnologia Vdsl raggiunge tranquillamente i 200 mb/s a distanze prossime all’armadio. Con queste caratteristiche si naviga velocemente con 4 o 5 device in simultanea, si fa smart working, si fanno riunioni e si guardano film…. e durante la quarantena ha retto la rete Tim non Open fiber che non ha nessun utente attaccato… si perche se non lo sapete la fibra di open fiber è passiva nella maggior parte dei comuni è lasciata morta nei pozzetti delle strade in prossimità delle abitazioni chi la vuole si deve completare lo scavo e portrsela in casa, e poi vi siete mai chiesti cosa c’è dall’altro capo del cavo in fibra? Dove è attestato ? Come entra nel network IP di internet? …. con la miderna rete di trasporto Tim, attraverso le sue 10.000 centrali e i suoi Pop IP.
    La rete unica è necessaria per il nostro paese ed urgente perche solo cosi si possono unire gli sforzi e accelerare i tempi … se poi il problema è dj governo, di fare una società terza indipendente, di permettere allo Stato (GIUSTAMENTE) di decidere, beh credo che tutti insieme e il governo possano trovare una soluzione, d’altronde lo stesso Stato è padrone in Open fiber e ampiamente presente in Tim. In ultimo per quanto riguarda la tesi che Tim vorrebbe tornare al monopolio, beh la stessa cosa dovrebbe valere per Open fiber che essendo società dello stato, operandi con soldi pubblici, fa concorrenza a Tim anche nelle aree grigie… non è sleale questo?…. in quanto a Gubitosi credo sia l’unico in questi anni che senza troppo rumore, ha cercato di riportare in auge una società maltrattata dalla stessa politica e dagli stessi governi di cui magari anche bassanini ne ha fatto parte…. credo quindi per concludere che in questo momento le forze vanno unite, gli investimenti anche…insomma c’è da far “sistema di paese” e non si può prescindere dalla infrstruttura di Tim!

  4. Paolo M ha detto:

    Chi dice “Tim devi fallire” dovrebbe rileggere la storia e perché adesso ha tutto quel debito, senza contare i posti di lavoro non abbiamo bisogno di perderne ancora

    • Michele ha detto:

      Si può anche censurare il tono,ma la sostanza resta e molti la pensano come Undertherain,io per primo.Chi ha avuto a che fare con TIM non può certo pensarne tutto il bene del mondo,ne hanno fatte di cotte e di crude e questa è storia.Che la politica abbia fatto ogni genere di porcata lo sanno anche i sassi,ma non è materia da trattare qui.Per chi ha perso il lavoro,dispiace,ma dispiace anche essersi presi risate in faccia,soprusi di ogni genere e telefoni messi giù solo perchè ci si sentiva talmente protetti(e lo erano)da poter fare qualsiasi cosa.Se siamo ridotti come siamo,tra i paesi più arretrati sulle velocità di internet la colpa non è di certo di Open Fiber e una fusione con TIM riuscirebbe solo a far andare in rovina anche loro.Qui spesso si parla di concorrenza e dei benefici che essa porta,con Iliad ne abbiamo avuto la prova e lo tocchiamo con mano ogni giorno,lo stesso lo vogliamo nel fisso/internet e se qualcosa abbiamo imparato è che con la concorrenza le cose arrivano presto e bene,col monopolio restiamo nel medioevo.

  5. Matteo ha detto:

    Finalmente è stato chiarito il concetto di “rete unica”, sbugiardando l’inganno con cui Gubitosi ne ha sempre parlato.
    Come scritto Tim avrebbe gran piacere a tornare monopolista, soprattutto se acquisisse OpenFiber senza aver speso un soldo.
    Torno e tornerò sempre a dire che per me la rete unica deve essere una S.p.A. terza appositamente creata, attraverso l’unione delle reti in fibra di Tim e OF, di proprietà statale per almeno il 51% e il resto proporzionalmente diviso fra i restanti operatori: altre soluzioni per me non hanno senso. La garanzia dell’intervento statale per i servizi di pubblica utilità e l’interesse del privato a investire e innovare, insieme. E credo che Bassanini intenda qualcosa di analogo.

  6. Luigi ha detto:

    Non poteva essere più chiaro: come al solito in TIM sentono la mancanza dei bei tempi (per loro) di quando da monopolisti ci facevano pagare cifre astronomiche per un servizio pietoso. Capisco la rete unica e non sono contrario, ma che non finisca tutto di nuovo nelle mani di TIM o il digital divide in questo paese terminerà nel duemilaemai!

  7. Diego ha detto:

    La redazione non dovrebbe permettere questi toni

  8. undertherain ha detto:

    TIM devi fallire maledetta!!!

    • Redazione ha detto:

      Va bene la libertà d’espressione e di nostro cerchiamo sempre di pubblicare tutti i commenti che vengono inseriti sotto ogni articolo, ma è bene moderare i termini o la prossima volta non saremo così permissivi. Primo e ultimo avviso 😉

      • Tizzy ha detto:

        Un ringraziamento alla redazione per l’ottimo articolo. Aggiungo che puntare sul 5G ed optare nelle aree bianche con questa tecnologia potrebbe alleviare molto il problema del Digital divide. Il mio adsl TIM non arriva a 600kb/s di download. Al contrario la SIM dati supera i 7Mb/s. Quindi si dorsale unica statale ma soprattutto per le BTS in aree bianche o grigie risolverebbe problemi velocemente in alcuni casi.