Gubitosi (TIM): su rete unica vogliamo il 51%. Al 30 giugno 2020 ancora in calo le linee mobili, va meglio nel fisso
TIM ha chiuso i primi sei mesi del 2020 con un utile netto in rialzo del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a 678 milioni di euro (118 milioni nel secondo trimestre). I ricavi da servizi sono stati di 7,3 miliardi in calo del 7,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.
L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno si attesta a 25.971 milioni di euro (21.095 milioni di euro su base after lease).
Telefonia mobile
Sul fronte del mobile, grazie anche all’effetto Covid-19 e la chiusura dei negozi, calano le portabilità in uscita e diminuisce di conseguenza anche il tasso di abbandono (al 4%), con il totale linee che scende da 30.522.000 a 30.502.000, di cui 20.155.000 di linee “human” (erano 20.424.000 nel trimestre precedente).
In crescita invece le linee M2M (SIM dati, escluse le linee “human”) che passano da 10.098.000 del primo trimestre 2020 a 10.347.000.
Cala l’ARPU (i ricavi medi per unità) che scende a 8,2 euro (era 8,3 euro nel trimestre precedente e 8,7 euro nello stesso periodo di un anno fa). L’ARPU delle linee “human” sale invece a 12,4 euro, in aumento rispetto a 12,3 euro del trimestre precedente e in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa (12,5 euro).
In pieno periodo di lockdown, TIM ha visto crescere il traffico dati, il cui consumo medio per utente sale a 9,4 GB al mese (il dato include anche Kena Mobile e le sue offerte “operator attack” con 70 GB al mese), contro 8,3 GB del trimestre precedente.
Sul fronte del 5G la società ha annunciato che entro fine anno oltre il 90% della città di Milano sarà già coperta dalla nuova rete, seguiranno poi investimenti anche sulle altre grandi città (citando come esempi Firenze e Roma).
Rete fissa
Nel fisso il lockdown ha avuto un effetto di accelerazione della migrazione della base clienti verso la banda ultralarga. Il totale linee si è attestato a 8.921.000 nel secondo trimestre (erano 8.981.000 in quello precedente), mentre le linee broadband sono passate da 7.567.000 del primo trimestre a 7.523.000 del secondo.
Nel complesso sono state attivate nel secondo trimestre di quest’anno 532.000 nuove linee ultrabroadband, di cui 219.000 retail, portando il numero complessivo di linee ultrabroadband, Retail e Wholesale, a 7,9 milioni di unità (di cui 4.008.000 solo Retail) con una crescita del 24% su base annua e del 7% rispetto al trimestre precedente.
Rete unica
TIM vuole il 51% della rete unica. Non poteva essere più netto di così Luigi Gubitosi – AD di TIM – durante la sezione di domande e risposte tenutasi in questo primo pomeriggio, dopo la presentazione agli analisti dei risultati del Gruppo relativi al secondo trimestre 2020.
Fibercop, la newco che controlla la rete secondaria di TIM (ovvero quella in rame che va dagli armadi su strada alle abitazioni), “è stata progettata per essere il primo passo per arrivare alla rete singola, unica”. Così Luigi Gubitosi agli analisti, spiegando che una volta completata l’operazione, TIM avrà il 58% di Fibercop, il fondo di investimento KKR il 37,5% (con un investimento di 1,8 miliardi di euro) e Fastweb il 4,5%.
TIM ha confermato che parteciperà ai lavori che il Governo intende far partire nelle prossime ore sulla rete unica e il CdA della società tornerà a riunirsi il prossimo 31 agosto per deliberare in modo conclusivo sul progetto Fibercop, eventualmente aggiornato alla luce dell’esito delle trattative.
Gubitosi ha comunque ribadito che “ci farà piacere sedere a questo tavolo, ma non c’è garanzia che ci sarà il deal, che deve avere senso per noi. Credo che ciò che si può provare a fare è fissare principi e linea temporale di quello che accadrà in futuro. La rete unica di base è parte dei nostri piani, siamo convinti che sia un’ottima idea, a condizione che termini e condizioni siano in linea”.
Insomma, senza il controllo da parte di TIM sarà una trattativa tutta in salita. Come abbiamo già sostenuto in passato, riteniamo che una rete unica può aver senso solo se totalmente indipendente e non verticalmente integrata, garantendo pari accesso e condizioni a tutti gli operatori.
In caso contrario, meglio avere due società che si fanno concorrenza e investono per coprire vaste aree del Paese piuttosto che tornare ad una situazione di monopolio (che ci ha portato ad essere fanalino di coda in UE nell’ultrabroadband).
Ad oggi, se abbiamo visto una forte crescita nella copertura FTTH (Fiber To The Home) e un buon livello di concorrenza in questo segmento, lo dobbiamo solo all’arrivo di Open Fiber (con 8 milioni di unità immobiliari connesse a fine 2019) e agli operatori che si appoggiano alla sua infrastruttura.
Secondo il rapporto DESI 2020 (Digital Economy and Society Index) 2020, basato sui dati del 2019, solo il 30% delle famiglie italiane ha una copertura in fibra ottica fino all’abitazione, contro una media UE del 44% (va comunque meglio del 22% del 2017 e del 24% del 2018).
Come evidenziato dallo stesso report europeo, a metà 2019 l’Italia continuava ad essere in fondo alla classifica per la copertura di rete ultrabroadband (FTTH). I paesi che fanno peggio di noi sono davvero pochi.
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Se Rete unica dev’essere, che TIM non la gestisca! La sola discussione dell’idea di TIM al 51%, è preludio di catastrofe. Abbarbicato al rame fin quando la cosa non si chiarisce, nonostante la piena fiducia in ILIAD. Ma ti pare che TIM non rimodulerà anche alle Società che si appoggeranno alla fibra? No, non ci siamo proprio e la Storia non ha insegnato nulla.