Benedetto Levi (iliad Italia) su rete unica: evitare un ritorno al passato su apertura del mercato
Si continua a parlare di rete unica (AccessCo) e questa volta a dire la loro ci sono anche Benedetto Levi (CEO di iliad Italia), Maximo Ibarra (CEO di Sky Italia) e Franco Bernabè (ex Presidente e AD di Telecom Italia).
Nel dibattito a porte chiuse “Conversazione ai fori” tenutosi ieri a Roma e in cui sono intervenuti addetti ai lavori e giornalisti, Levi ai microfoni di askanews ha dichiarato:
Rileviamo in modo positivo l’attenzione che adesso è posta sulla necessità di rendere l’Italia infrastrutturata da un punto di vista di ultrabroadband e di accelerare nello sviluppo della fibra ottica e per questo non possiamo che appoggiare questa volontà delle istituzioni di accelerare e colmare il ritardo che l’Italia ha sulla presenza di fibra ottica nel paese.
Ovviamente seguiamo con molta attenzione le vicende perché riteniamo che il rischio che è assolutamente da scongiurare è quello che si vada a creare una situazione che di fatto ci riporti indietro in termini di apertura del mercato e di accesso a pari condizioni a tutti gli operatori che desiderano entrare in questo mercato.
La neutralità della rete è il tema portante del dibattito e punto fondamentale anche per Maximo Ibarra:
Quando si discute di rete unica ci sono due aspetti da chiarire. Il primo è che da un punto di vista prettamente teorico una rete unica se portasse un incremento degli investimenti in fibra per accelerare il roll out sarebbe ovviamente benvenuta.
Però questo ovviamente passa attraverso tutto un processo che potrebbe ripristinare sì il monopolio ma appunto per fare sì che questo monopolio non ci sia, una qualsiasi rete unica se mai dovesse nascere, dovrebbe e deve essere assolutamente indipendente.
Come già ribadito in altre occasioni, Franco Bernabè (che Telecom Italia la conosce bene), continua ad essere piuttosto scettico sul progetto di rete unica TIM – Open Fiber, perché contrario a 25 anni di regolamentazione delle telecomunicazioni che sono andate verso un modello diverso di spinta alla concorrenza:
Il paese ha bisogno che il processo di digitalizzazione e di ammodernamento delle reti continui e che non subisca interruzioni per il fatto che i processi che vengono messi in piedi per realizzarlo sono troppo complicati dal punto di vista regolatorio, dal punto di vista societario, dal punto di vista di accordi che occorre fare tra diversi operatori.
Ci sono soluzioni molto più semplici. Si tratta di fare accordi tra Telecom Italia e Open Fiber, degli accordi commerciali e industriali che possano arrivare anche a realizzare delle società comuni, ma io credo che la strada che si è scelta è la strada più complicata, irta di ostacoli e che rischia di rallentare invece di accelerare il processo.
La discussione tra TIM, Cassa Depositi e Prestiti, Open Fiber e gli altri operatori alternativi è appena partita (l’appuntamento, da questo punto di vista è per lunedi 21 settembre) e farà parte di tutto quel percorso che porterà o meno alla nascita della rete unica e, soprattutto, chi ne avrà il controllo.
Sul fronte europeo, intanto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager non ha voluto commentare l’operazione TIM – Open Fiber, che non è stata ancora notificata e quindi solo a quel punto diventerà “un caso aperto”.
Senza entrare nel merito e quindi non tirando direttamente in ballo né TIM né Open Fiber, ha spiegato che “si può senza dubbio alcuno immaginare che in un paese ci sia un unico venditore all’ingrosso (‘wholesaler’), il problema è se è un venditore all’ingrosso indipendente o se ha legami specifici, verticalmente, con i venditori al dettaglio. Quella sarebbe una valutazione importante di concorrenza: quello sarebbe il nostro approccio generale, non importa quale Paese riguardi”.
Poche parola ma chiare e che fanno ben intendere che una fusione in cui TIM arriverà a detenere il controllo della nuova società per la rete unica non trova i favori della commissaria alla concorrenza (la stessa, lo ricordiamo, che ha acconsentito alla fusione tra Wind e 3 solo permettendo l’ingresso di un quarto operatore, iliad).
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La rete Tim è obsoleta e non utilizzabile per la fibra. Il suo valore va scemando nel tempo. Solo gente incompetente o con interessi non confessali può chiedere una fusione con OF.
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