Open Fiber, Sky e Vodafone: tutti per una rete unica non verticalmente integrata



“Una rete unica verticalmente integrata controllata da un operatore dominante presenta molte criticità tra cui una di livello regolatorio per le autorizzazioni che deve ricevere dalle autorità Antitrust”.

Sono le parole del presidente di Open Fiber –  Franco Bassanini – intervenuto al convegno “5G Italy e il Recovery Fund”, in corso a Roma l’1, 2 e 3 dicembre 2020.

Per Bassanini ci sono due diversi tipi di rete unica: “una è quella di cui hanno parlato in Parlamento e i ministri Gualtieri e Patuanelli che hanno scritto una lettera all’amministratore delegato di Enel, che è una rete unica indipendente, neutrale, terza, al servizio di tutti gli operatori e quindi wholesale only che Open Fiber ha adottato ed è il modello preferibile per gli investimenti di nuova generazione in cui tutti gli operatori sono alla pari senza mettere il gestore e proprietario di essere concorrente dei suoi clienti”.

L’altra è una “rete unica verticalmente integrata, potenzialmente controllata dall’ex incumbent (TIM), che presenterebbe delle criticità”.

Bassanini ha poi ricordato della risalita dell’Italia negli indici di miglioramento della connettività, spiegando che “la risalita piaccia o non piaccia la si deve a questa new entry (Oper Fiber) che compie 4 anni e in 4 anni ha connesso 10 milioni di unità immobiliari.

Certo siamo andati più veloci in città con 7 milioni di unità immobiliari che non in aree a fallimento di mercato, ma questo deriva dal fatto che nelle città agiamo con diritto privato mentre nelle aree a fallimento di mercato dobbiamo seguire le regole della contabilità pubblica, avere 100 milioni di autorizzazioni, oltre ad essere vittime dell’eccesso di burocrazia del paese.

Delle semplificazioni cominciamo ad avere gli effetti nelle aree bianche, acceleriamo e acceleriamo in maniera significativa ma i primi effetti si cominciano ad avere adesso”.

Nello stesso convegno hanno detto la loro anche l’Amministratore Delegato di Sky Italia – Maximo Ibarra – e Aldo Bisio (AD Vodafone Italia).

Per il primo, la rete unica “deve garantire indipendenza, terzietà e non deve essere verticalmente integrata”, ricordando come in Italia c’è un gap infrastrutturale e se negli ultimi 3-4 anni c’è stato un grande balzo in avanti lo si deve solo al fatto che oggi esiste una rete wholesale indipendente, ovvero Open Fiber.

Bisio (AD Vodafone Italia), sempre in tema di rete unica, ha spiegato come “credo si sia parlato troppo di modelli di strutture azionarie, si è parlato un po’ poco del piano industriale. Penso che il piano della rete unica debba essere migliore della somma di quelli stand alone (di Tim e Open Fiber, ndr), altrimenti non si spiega per quale motivo rinunciamo alla concorrenza per arrivare a creare operatore unico”.

“Non è – aggiunge – solo un tema di copertura, ma di efficienza. Quando si parla di piano industriale ci dobbiamo aspettare anche un abbattimento dei costi di accesso rilevante, le sinergie vanno trasferite ai clienti all’ingrosso, e, quindi, ai clienti finali. I costi cioè vanno abbattuti in maniera visibile”.

Per Bisio, sul fronte della qualità della rete, ribadisce un concetto ormai chiaro a tutti: quella in rame si guasta tanto, la fibra poco e si ripara in maniera più veloce. “Gli standard della rete unica dovrebbero essere migliorativi anche su questo fronte. Se tutte queste condizioni si verificheranno, credo la rete unica sia un veicolo per modernizzare il Paese”.

Bisio si è espresso a favore del modello wholesale only, senza il quale “verrebbe a mancare il motore più importante, anche per continuare a investire. Con un operatore verticalmente integrato l’incentivo a innovare verrebbe meno”.

Tornando al presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ha ricordato come un’unica infrastruttura su cui concentrare tutti gli investimenti, che sia più avanzata possibile, è la soluzione migliore per un Paese come l’Italia che non ha avuto la concorrenza tra reti via cavo e reti tlc.


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2 Risposte

  1. Michele ha detto:

    Bassanini che dice di “essere vittima della burocrazia” proprio non si può sentire.Se OF aveva problemi -e sembra evidente che li aveva,visti i ritardi accumulati- poteva benissimo chiedere al governo di intervenire con una norma per sbloccare i cantieri,cosa che hanno fatto con molto (e colpevole) ritardo solo qualche mese fa.Buona parte del ritardo poi si sarebbe potuto ridurre approfittando del dramma Covid-19 e portarsi avanti di un bel pò coi lavori -come ha fatto Enel con le sostituzioni e ripristini linea rivoltando le strade di parecchie città- ma non è stato fatto niente nella solita vecchia logica dei carrozzoni Italiani:perchè fare oggi quello che puoi(forse,se ne hai voglia e se proprio non puoi farne a meno)fare domani?

  2. Bruno ha detto:

    che faccia tosta quelli di FiberCop, hanno messo come logo quello di TIM