Benedetto Levi (iliad): nel 2023 puntiamo a crescere continuando a innovare sia le offerte fibra che mobile. E sui competitor…
A poco più di un anno dal lancio dell’offerta fibra (rigorosamente FTTH – Fiber To The Home) e ad oltre quattro anni e mezzo dal debutto sul mobile, iliad continua a crescere e in una intervista rilasciata ad Affari & Finanza di Repubblica, l’AD Benedetto Levi fa un po’ il punto della situazione.
Il 2022 ha visto una forte impennata nel numero di utenti, arrivati a superare quota 9,3 milioni e, come confermato proprio sulle pagine di Affari & Finanza, per il 2023 l’obiettivo è sicuramente raggiungere e/o superare quota 10 milioni di utenti “continuando ad investire molto nella rete fissa e mobile, spostando sempre più su lo standard di mercato in termini di trasparenza e qualità all’utente”.
Per continuare a crescere la formula giusta secondo Levi è quella di “svilupparsi continuando a innovare sia le offerte per la telefonia mobile, che in questi anni abbiamo proposto con prezzi competitivi facendo crescere le relative dotazioni di Giga, sia le offerte per la telefonia fissa grazie alla rete FTTH che fa raggiungere i 5 Gbps”.
E proprio in tema di tariffe e offerte, non poteva mancare una domanda relativa all’effetto distorsivo sul mercato di tutte quelle “offerte riservate” che molti gestori concorrenti propongono ripetutamente.
Per l’AD di iliad Italia, il “fenomeno distrugge valore perché è alimentato da offerte nascoste, super scontate e poco veritiere che spingono gli utenti a passare da un operatore all’altro, con impatti negativi sul settore, primo fra tutti la mancanza di fiducia verso gli stessi operatori, oltre che una contrazione della redditività.
iliad ha rovesciato questo paradigma perché offre a chiunque le stesse condizioni in tutti i suoi canali offline e online. Non a caso il tasso di soddisfazione dei nostri oltre 9 milioni di utenti è del 97%. A livello legislativo si potrebbe imporre degli obblighi di maggior trasparenza su questo tipo di offerte”.
Proposta decisamente interessante e che aiuterebbe inoltre a tutelare gli stessi consumatori, visto che i fatti poi ci dicono come molte di queste “offerte riservate” vengono rimodulate (anche più volte) nel tempo.
Su questo fronte, come ribadito anche da Levi, iliad si distingue nettamente dai suoi competitor:
Prima di entrare nel mercato italiano, abbiamo dichiarato di voler essere trasparenti verso i nostri utenti e stakeholders. Siamo stati coerenti e questo a permesso ad iliad di conquistarsi la fiducia del mercato ribaltando un paradigma che negli anni precedenti era prevalente in Italia, ovvero una diffusa diffidenza dei consumatori verso gli operatori.
Obiettivi futuri iliad
Tra gli obiettivi futuri c’è sicuramente l’estensione della copertura della fibra FTTH, grazie agli accordi con FiberCop (già in essere) e quello con Fastweb, che sarà operativo molto presto, puntando ad arrivare ad oltre 10 milioni di unità abitative in tutta Italia.
Continueranno inoltre anche gli investimenti sulla rete mobile.
Ci stiamo concentrando sulla nostra rete 5G che già oggi raggiunge più di 3.000 città italiane, tra cui tutte quelle con più di 90.000 abitanti. In parallelo, vogliamo rendere più capillare la nostra rete 4G/4G+, anche ramificandoci nelle zone rurali come conferma la joint venture siglata 3 settimane fa con WindTre.
Come dimostrano i dati che pubblichiamo mensilmente, iliad può contare (ad oggi) su oltre 10.400 impianti attivi (circa la metà dei competitor), installati e attivati in meno di 4 anni (le primissime attivazioni risalgono a marzo 2019).
Numeri che dimostrano gli importanti investimenti fatti su questo fronte, nonostante le tante problematiche che si incontrano:
Le difficoltà esistono e non sono poche – spiega Levi – A partire dai limiti alle emissioni elettromagnetiche che sono 10 volte più basse rispetto a tutti gli altri paesi europei. A questo si aggiungono i problemi di natura burocratica che frenano gli investimenti delle telco”.
Tra i costi, c’è anche quello dell’IVA, che per Levi dovrebbe essere agevolata per gli operatori del settore:
Le telco pagano il 22% di IVA nonostante rappresentino un settore che porta innovazione tecnologica al Paese e creando benefici a tutti, cittadini e imprese. Le telco devono essere messe nelle condizioni di fare investimenti sulla rete.
Negli ultimi anni sono state prese delle misure ma è mancato un intervento sistemico, di filiera industriale. In più, l’industria delle tlc sconta elevati costi dell’energia, perché è fortemente energivora, sebbene non sia considerata tale”.
Questi i temi principali trattati nell’intervista integrale che potete trovare sul nuovo numero di Affari & Finanza (Repubblica).
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